testimonianze abitanti
LA SCOPERTA DELLA CRIPTA DEL PECCATO ORIGINALE di RAFFAELLO DE RUGGIERITESTIMONIANZA ABITANTE
LA scoperta della cripta del peccato originale
RAFFAELLO DE RUGGIERI
"Voglio farvi rivivere l'emozione di una scoperta, quella di questa caverna, definita come la cappella sistina della pittura rupestre..."
"Voglio farvi rivivere l'emozione di una scoperta, quella di questa caverna, definita come la cappella sistina della pittura rupestre..."
“Voglio farvi rivivere l’emozione di una scoperta, della scoperta di questa caverna, definita ormai la Cappella Sistina della pittura rupestre, perché testimoniante nel pannello della Genesi, la creazione di Adamo ed Eva.
Era una torrida estate del 1962, e mentre rientravo a Matera trovai un contadino che veniva a piedi con il radiatore di un trattore sulle spalle. Mi chiese un passaggio, non potetti negarlo. Nel viaggio mi riferì che quando era piccolo, era giovane, era un ragazzo, dormiva molte volte in una grotta dove cerano cento fotografie di santi. Gli chiesi la ragione di queste fotografie e lui mi disse, in maniera molto semplice, “… perché lì cerano cento immagini di santi”.
Chiesi dove fosse, ma nel frattempo eravamo arrivati a Matera, lui scese dall’auto e non riuscii a prendere né l’indirizzo né le generalità. Ma rimase in me questo cruccio di una grotta che possedeva cento immagini di santi. Nel gennaio del ’63 iniziammo, allora, ad esplorare la Gravina di Picciano per trovare questo luogo. Ma invano!
Insieme a un nucleo di tre persone, mia moglie mia sorella e un mio amico, arrivammo sul luogo dell’ultima esplorazione, percorremmo per 500 metri il ciglio del burrone quando, improvvisamente, si aprì questa strettoia in un’ansa ricca di grotte collegate da scale scalpellate nella roccia. Capii subito, ero come un rabdomante delle grotte, che cera un insediamento rupestre e forse avevamo scoperto la cripta dei cento santi.
Corremmo come pazzi, nella prima grotta nulla, nella seconda nulla, nella terza nulla, nella quarta grotta apparvero, traspiranti dalle pareti, i cento santi di quel contadino.
Sono 42 metri quadrati di affreschi di stile benedettino-longobardo stesi 500 anni prima di Giotto. Un unicum in tutto il mezzogiorno e in tutto il mondo.
Questo luogo particolare, straordinario, noi lo abbiamo conservato, lo abbiamo restaurato, lo abbiamo valorizzato e l’abbiamo offerto alla pubblica fruizione.
Il primo Maggio del ’63 io decisi di riprendere l’esplorazione ma non tutti vollero seguirmi, perché ormai erano scettici e rassegnati.
“Voglio farvi rivivere l’emozione di una scoperta, della scoperta di questa caverna, definita ormai la Cappella Sistina della pittura rupestre, perché testimoniante nel pannello della Genesi, la creazione di Adamo ed Eva.
Era una torrida estate del 1962, e mentre rientravo a Matera trovai un contadino che veniva a piedi con il radiatore di un trattore sulle spalle. Mi chiese un passaggio, non potetti negarlo. Nel viaggio mi riferì che quando era piccolo, era giovane, era un ragazzo, dormiva molte volte in una grotta dove cerano cento fotografie di santi. Gli chiesi la ragione di queste fotografie e lui mi disse, in maniera molto semplice, “… perché lì cerano cento immagini di santi”.
Chiesi dove fosse, ma nel frattempo eravamo arrivati a Matera, lui scese dall’auto e non riuscii a prendere né l’indirizzo né le generalità. Ma rimase in me questo cruccio di una grotta che possedeva cento immagini di santi. Nel gennaio del ’63 iniziammo, allora, ad esplorare la Gravina di Picciano per trovare questo luogo. Ma invano!
Insieme a un nucleo di tre persone, mia moglie mia sorella e un mio amico, arrivammo sul luogo dell’ultima esplorazione, percorremmo per 500 metri il ciglio del burrone quando, improvvisamente, si aprì questa strettoia in un’ansa ricca di grotte collegate da scale scalpellate nella roccia. Capii subito, ero come un rabdomante delle grotte, che cera un insediamento rupestre e forse avevamo scoperto la cripta dei cento santi.
Corremmo come pazzi, nella prima grotta nulla, nella seconda nulla, nella terza nulla, nella quarta grotta apparvero, traspiranti dalle pareti, i cento santi di quel contadino.
Sono 42 metri quadrati di affreschi di stile benedettino-longobardo stesi 500 anni prima di Giotto. Un unicum in tutto il mezzogiorno e in tutto il mondo.
Questo luogo particolare, straordinario, noi lo abbiamo conservato, lo abbiamo restaurato, lo abbiamo valorizzato e l’abbiamo offerto alla pubblica fruizione.
Il primo Maggio del ’63 io decisi di riprendere l’esplorazione ma non tutti vollero seguirmi, perché ormai erano scettici e rassegnati.
testimonianze
ABITANTI
TESTIMONIANZE