SAN GIOVANNI BATTISTA

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CHIESA DI SAN GIOVANNI BATTISTA
SAN GIOVANNI BATTISTA

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CHIESA SAN GIOVANNI BATTISTA

È tempo di crociate, è tempo di scontri e di incontri tra religioni e culture. È tempo di ricerca di serenità e di redenzione, e Matera offre loro questa chiesa, ponendola sotto il titolo di Santa Maria la Nova.

È tempo di crociate, è tempo di scontri e di incontri tra religioni e culture. È tempo di ricerca di serenità e di redenzione, e Matera offre loro questa chiesa, ponendola sotto il titolo di Santa Maria la Nova.

Le sei innocenti e pure fanciulle, immerse tra foglie di acanto e frutti del bagolaro, le cui testine ci guardano dal portale duecentesco sono le prime a volerci comunicare qualcosa. La loro storia narra di nove religiose condotte dal lontano oriente -San Giovanni d’Acri, capitale del Regno Latino- dal vescovo di Matera.
È tempo di crociate, è tempo di scontri e di incontri tra religioni e culture.
È tempo di ricerca di serenità e di redenzione, e Matera offre loro questa chiesa, ponendola sotto il titolo di Santa Maria la Nova. 

 Addentriamoci e ascoltiamo le voci delle pietre che, attraverso la lingua architettonica di derivazione cistercense scritta con le foglie di acanto, le palme, i meloni, le pigne e i melograni, parlano di infanzia e di primavera, di abbondanza e di gioia pasquale.
Sui quattro capitelli centrali figure antropomorfe e bestiari. Sul lato sinistro, possiamo ascoltare il dialogo che sta avvenendo tra l’anziano del capitello della senilità e le fanciulle del capitello di fronte che stanno venerando l’ Altissimo. Sull’altro capitello, la donna che si sta coprendo con il mantello della virtù, che sembra voler anch’essa partecipare a questo dialogo. Dal lato opposto si sente riecheggiare lo scontro che sta avvenendo tra i lupi della fede mentre aggrediscono i grifi del peccato nell’atto di mangiare la foglia dell’anima. 

Le sei innocenti e pure fanciulle, immerse tra foglie di acanto e frutti del bagolaro, le cui testine ci guardano dal portale duecentesco sono le prime a volerci comunicare qualcosa. La loro storia narra di nove religiose condotte dal lontano oriente -San Giovanni d’Acri, capitale del Regno Latino- dal vescovo di Matera.
È tempo di crociate, è tempo di scontri e di incontri tra religioni e culture.
È tempo di ricerca di serenità e di redenzione, e Matera offre loro questa chiesa, ponendola sotto il titolo di Santa Maria la Nova. 

 Addentriamoci e ascoltiamo le voci delle pietre che, attraverso la lingua architettonica di derivazione cistercense scritta con le foglie di acanto, le palme, i meloni, le pigne e i melograni, parlano di infanzia e di primavera, di abbondanza e di gioia pasquale.
Sui quattro capitelli centrali figure antropomorfe e bestiari. Sul lato sinistro, possiamo ascoltare il dialogo che sta avvenendo tra l’anziano del capitello della senilità e le fanciulle del capitello di fronte che stanno venerando l’ Altissimo. Sull’altro capitello, la donna che si sta coprendo con il mantello della virtù, che sembra voler anch’essa partecipare a questo dialogo. Dal lato opposto si sente riecheggiare lo scontro che sta avvenendo tra i lupi della fede mentre aggrediscono i grifi del peccato nell’atto di mangiare la foglia dell’anima. 

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