SANTA MARIA DE IDRIS E S. GIOVANNI IN MONTERRONE

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CHIESA SANTA MARIA DE IDRIS E SAN GIOVANNI IN MONTERRONE
SANTA MARIA DE IDRIS

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CHIESA SANTA MARIA DE IDRIS E SAN GIOVANNI IN MONTERRONE

Siamo saliti per la gradinata che porta a questo nudo sperone di roccia, inconsapevoli di quello che stavamo compiendo. Per alcuni è stata solo fatica, per altri ha assunto connotati mistici ed ultraterreni.

Siamo saliti per la gradinata che porta a questo nudo sperone di roccia, inconsapevoli di quello che stavamo compiendo. Per alcuni è stata solo fatica, per altri ha assunto connotati mistici ed ultraterreni.

Siamo saliti per la gradinata che porta a questo nudo sperone di roccia, inconsapevoli di quello che stavamo compiendo.
Per alcuni è stata solo fatica, per altri ha assunto connotati mistici ed ultraterreni.

Il Calvario, così è conosciuto questo roccione, e la croce in ferro battuto che lo sovrasta ne completa l’immagine.
Senza saperlo, però, qualcuno ci ha guidati nella salita. La Vergine guida della via, l’Odigitria, che in questo luogo è diventata “Idris”.
Attraversiamo la porta: la Madonna in trono col Bambino ci saluta e ci ringrazia della venuta mentre sembra annunciarci che il viaggio non è ancora terminato. Dobbiamo infilarci nel buio dello stretto corridoio e, abituati i nostri occhi alla luce del nuovo ambiente, entriamo nella millenaria chiesa di San Giovanni in Monterrone.
L’ambiente è totalmente diverso da quello che abbiamo lasciato alle nostre spalle: le luci, le ombre e i colori ormai attenuati, scandiscono i tempi delle fasi di scavo e di ampliamento degli spazi che ci circondano.
È una chiesa rupestre dove tra le luci e le ombre riecheggiano lingue e culture diverse. Se la chiesa con la sua struttura parla greco, San Giacomo comunica attraverso caratteri che rassomigliano a quelli della lingua del Profeta.
Il greco ritorna con l’immagine del Pantocratore mentre il Vescovo di Mira, San Nicola, crea costantemente il ponte cultuale tra Oriente ed Occidente, facendoci comprendere che questa tappa del nostro viaggio si è conclusa.

Siamo saliti per la gradinata che porta a questo nudo sperone di roccia, inconsapevoli di quello che stavamo compiendo.
Per alcuni è stata solo fatica, per altri ha assunto connotati mistici ed ultraterreni.

Il Calvario, così è conosciuto questo roccione, e la croce in ferro battuto che lo sovrasta ne completa l’immagine.
Senza saperlo, però, qualcuno ci ha guidati nella salita. La Vergine guida della via, l’Odigitria, che in questo luogo è diventata “Idris”.
Attraversiamo la porta: la Madonna in trono col Bambino ci saluta e ci ringrazia della venuta mentre sembra annunciarci che il viaggio non è ancora terminato. Dobbiamo infilarci nel buio dello stretto corridoio e, abituati i nostri occhi alla luce del nuovo ambiente, entriamo nella millenaria chiesa di San Giovanni in Monterrone.
L’ambiente è totalmente diverso da quello che abbiamo lasciato alle nostre spalle: le luci, le ombre e i colori ormai attenuati, scandiscono i tempi delle fasi di scavo e di ampliamento degli spazi che ci circondano.
È una chiesa rupestre dove tra le luci e le ombre riecheggiano lingue e culture diverse. Se la chiesa con la sua struttura parla greco, San Giacomo comunica attraverso caratteri che rassomigliano a quelli della lingua del Profeta.
Il greco ritorna con l’immagine del Pantocratore mentre il Vescovo di Mira, San Nicola, crea costantemente il ponte cultuale tra Oriente ed Occidente, facendoci comprendere che questa tappa del nostro viaggio si è conclusa.

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