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LA CHIESA RUPESTRE DI SANT'AGNESE RAFFAELE VITULLITESTIMONIANZA ABITANTE
LA CHIESA RUPESTRE DI SANT'AGNESE
RAFFAELE VITULLI
"Riecheggia il mito della grotta che ha portato l'uomo a creare nella Murgia una delle interpretazioni urbane della natura più suggestive al mondo"
"Riecheggia il mito della grotta che ha portato l'uomo a creare nella Murgia una delle interpretazioni urbane della natura più suggestive al mondo"
Camminando tra i sentieri della Murgia con facilità si arriva nella chiesetta rupestre di Sant’Agnese, XI secolo, una delle tante che si possono visitare al di là dei Sassi. La particolarità come tutte le altre chiese rupestre che qui si assapora la maestranza, la sapiente maestranza del uomo, nell’imitare tutto ciò che è costruito scavando e viene fuori un capolavoro dell’arte rupestre.
E qui riecheggia il mito della grotta, quel mito della caverna che l’uomo ha sempre considerato nel suo vivere in questo apax naturale dei sassi, senza interruzioni di continuità. Questo mito ha portato l’uomo a costruire all’interno della Murgia una delle interpretazioni urbane della natura più suggestive al mondo. Tutto questo parte dal paleolitico e continua fino ai giorni nostri. Potremmo definire il mito della caverna la necessità dell’uomo di ampliare il suo spazio vitale, ma tutto ciò va oltre la necessità, diventa cultura, cultura dello scavo, cultura
del vivere il buio della grotta.
In queste cavità l’uomo realizza i suoi luoghi di culto, i suoi luoghi di servizio, il suo spazio vitale e lo fa con una naturalezza, con uno scavo, un modo di scavare, un modo di costruire che mai si è perso nel tempo. Questa sapienza popolare che oggi ci porta ad avere in questo scrigno meraviglioso l’architettura dei Sassi.
Alcuni studiosi e alcuni artisti pensano che questo luogo ha la magia di essere uno scrigno, quasi un’isola, oltre la quale l’uomo non è mai voluta andare. Quindi questa è stata un po’ la magia di questo agglomerato urbano che, anziché, estendersi, costruendo il suo patrimonio architettonico fuori, così in esterna, ha pensato bene di sfruttare fino all’ultimo la Dea Madre, la Natura, la Madre Terra all’interno della quale l’uomo ha preferito vivere.
E quasi a ricordare il mito della caverna, che tanto amava Platone, si viene a Matera. Questo mito, a un certo punto, si rende visibile nelle cavità della grotta di Pipistrelli, nelle cavità delle Chiese Rupestri. E questo mito che non è solo materano, perché effettivamente è un mito che accumuna l’intera civiltà del Mediterraneo, da Petra, in Giordania, le vali di Gore, in Turchia. Questa civiltà della grotta vede in Matera un elemento esplicativo, che probabilmente uno dei più suggestivi al mondo.
Visitare le grotte di Matera significa entrare in un mondo all’inverso, dove non è il sole protagonista, ma è il buio.
Per tanto un consiglio cerchiamo di darvi, che è quello di mantenere il silenzio e di godervi quella sensazione di timore, che probabilmente attanagliava anche gli abitanti materani e quella sensazione di silenzio che difficilmente si trovano nel nostro mondo contemporaneo.
Camminando tra i sentieri della Murgia con facilità si arriva nella chiesetta rupestre di Sant’Agnese, XI secolo, una delle tante che si possono visitare al di là dei Sassi. La particolarità come tutte le altre chiese rupestre che qui si assapora la maestranza, la sapiente maestranza del uomo, nell’imitare tutto ciò che è costruito scavando e viene fuori un capolavoro dell’arte rupestre.
E qui riecheggia il mito della grotta, quel mito della caverna che l’uomo ha sempre considerato nel suo vivere in questo apax naturale dei sassi, senza interruzioni di continuità. Questo mito ha portato l’uomo a costruire all’interno della Murgia una delle interpretazioni urbane della natura più suggestive al mondo. Tutto questo parte dal paleolitico e continua fino ai giorni nostri. Potremmo definire il mito della caverna la necessità dell’uomo di ampliare il suo spazio vitale, ma tutto ciò va oltre la necessità, diventa cultura, cultura dello scavo, cultura
del vivere il buio della grotta.
In queste cavità l’uomo realizza i suoi luoghi di culto, i suoi luoghi di servizio, il suo spazio vitale e lo fa con una naturalezza, con uno scavo, un modo di scavare, un modo di costruire che mai si è perso nel tempo. Questa sapienza popolare che oggi ci porta ad avere in questo scrigno meraviglioso l’architettura dei Sassi.
Alcuni studiosi e alcuni artisti pensano che questo luogo ha la magia di essere uno scrigno, quasi un’isola, oltre la quale l’uomo non è mai voluta andare. Quindi questa è stata un po’ la magia di questo agglomerato urbano che, anziché, estendersi, costruendo il suo patrimonio architettonico fuori, così in esterna, ha pensato bene di sfruttare fino all’ultimo la Dea Madre, la Natura, la Madre Terra all’interno della quale l’uomo ha preferito vivere.
E quasi a ricordare il mito della caverna, che tanto amava Platone, si viene a Matera. Questo mito, a un certo punto, si rende visibile nelle cavità della grotta di Pipistrelli, nelle cavità delle Chiese Rupestri. E questo mito che non è solo materano, perché effettivamente è un mito che accumuna l’intera civiltà del Mediterraneo, da Petra, in Giordania, le vali di Gore, in Turchia. Questa civiltà della grotta vede in Matera un elemento esplicativo, che probabilmente uno dei più suggestivi al mondo.
Visitare le grotte di Matera significa entrare in un mondo all’inverso, dove non è il sole protagonista, ma è il buio.
Per tanto un consiglio cerchiamo di darvi, che è quello di mantenere il silenzio e di godervi quella sensazione di timore, che probabilmente attanagliava anche gli abitanti materani e quella sensazione di silenzio che difficilmente si trovano nel nostro mondo contemporaneo.
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