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PALAZZI E NOBILTA' MATERANAmtcn siti
palazzi e nobilta' materanaIl tempo dello sviluppo urbano di Matera è scandito anche dalla costruzione e dalla bellezza dei palazzi delle famiglie nobili che in essa hanno abitato e da cui hanno esercitato il loro potere.
Il tempo dello sviluppo urbano di Matera è scandito anche dalla costruzione e dalla bellezza dei palazzi delle famiglie nobili che in essa hanno abitato e da cui hanno esercitato il loro potere.
Il tempo dello sviluppo urbano di Matera è scandito anche dalla costruzione e dalla bellezza dei palazzi delle famiglie nobili che in essa hanno abitato e da cui hanno esercitato il loro potere.
Più si sale verso la Civita e più diventa evidente l’antichità e l’importanza del palazzo e della famiglia che in esso ha abitato, come nel caso del palazzo Malvezzi che chiude lo spazio a destra di piazza Duomo. Le cronache c’informano che nel 1588 fu richiesto dalla corte vicereale di Napoli la prova di nobiltà delle famiglie del Regno. Il risultato fu quello di creare un vero e proprio filone letterario di genere, quello della genealogia nobiliare. Infatti, tra i nobili materani alcuni si affrettarono a esibire una serie di discendenze risalenti a personaggi della tradizione letteraria greca o romana, così come altri fecero risalire i propri antichi natali a qualche crociato o cavaliere medievale.
Proprio il riconoscimento dell’antico blasone fu alla base della rivalità tra alcune famiglie materane. La famiglia Troiano si scontrò violentemente con quella dei Malvezzi, tanto da suggellare la minaccia e l’astio nei confronti dell’avversario nei versi in vernacolo riportati nel proprio stemma araldico:
“Io so cano chi rodo un osso
Vorìa boiar et non pozzo
Venerà tempo chi potrò boiare
Muzucaro a chi non mi lassa stare”
ovvero:
Io sono un cane – che rode un osso
Vorrei abbaiare – ma non posso;
Ma verrà il tempo – che lo potrò;
Chi mi molesta – io morderò.
Il tempo dello sviluppo urbano di Matera è scandito anche dalla costruzione e dalla bellezza dei palazzi delle famiglie nobili che in essa hanno abitato e da cui hanno esercitato il loro potere.
Più si sale verso la Civita e più diventa evidente l’antichità e l’importanza del palazzo e della famiglia che in esso ha abitato, come nel caso del palazzo Malvezzi che chiude lo spazio a destra di piazza Duomo. Le cronache c’informano che nel 1588 fu richiesto dalla corte vicereale di Napoli la prova di nobiltà delle famiglie del Regno. Il risultato fu quello di creare un vero e proprio filone letterario di genere, quello della genealogia nobiliare. Infatti, tra i nobili materani alcuni si affrettarono a esibire una serie di discendenze risalenti a personaggi della tradizione letteraria greca o romana, così come altri fecero risalire i propri antichi natali a qualche crociato o cavaliere medievale.
Proprio il riconoscimento dell’antico blasone fu alla base della rivalità tra alcune famiglie materane. La famiglia Troiano si scontrò violentemente con quella dei Malvezzi, tanto da suggellare la minaccia e l’astio nei confronti dell’avversario nei versi in vernacolo riportati nel proprio stemma araldico:
“Io so cano chi rodo un osso
Vorìa boiar et non pozzo
Venerà tempo chi potrò boiare
Muzucaro a chi non mi lassa stare”
ovvero:
Io sono un cane – che rode un osso
Vorrei abbaiare – ma non posso;
Ma verrà il tempo – che lo potrò;
Chi mi molesta – io morderò.
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