SANTA LUCIA ALLE MALVE

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CHIESA SANTA LUCIA ALLE MALVE
SANTA LUCIA ALLE MALVE

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CHIESA DI SANTA LUCIA ALLE MALVE

Mentre ci inoltriamo nei suoi spazi, spiamo attraverso le sue aperture ed ammiriamo gli affreschi in essa conservati, ascoltiamo la storia di una nobile materana che volle lasciare ad esso tutti i suoi beni e si fece suora benedettina.

Mentre ci inoltriamo nei suoi spazi, spiamo attraverso le sue aperture ed ammiriamo gli affreschi in essa conservati, ascoltiamo la storia di una nobile materana che volle lasciare ad esso tutti i suoi beni e si fece suora benedettina.

Parte integrante del monastero benedettino di sant’Agata e santa Lucia, è un altro importante esempio di chiesa rupestre offerto dalla Città dei Sassi l’invito non può che essere quello di visitarla…
…mentre ci inoltriamo nei suoi spazi, spiamo attraverso le sue aperture ed ammiriamo gli affreschi in essa conservati, ascoltiamo la storia di una nobile materana che volle lasciare ad esso tutti i suoi beni e, sull’esempio della beata Badessa Eugenia che qui morì nel 1093, si fece suora benedettina: “Il Monistero di Monache Claustrali di sant’Agata e santa Lucia dell’Ordine di san Benedetto, porta al di là dell’870 i suoi principi. […] Questo Monistero non possedette molti beni. Le Monache erano nel bisogno di girare per la Città, e per fuora, onde provvedere alla loro indigenza. La loro Regola però era esattissima, per la quale riscuotevano giustamente la pubblica stima.
La Baronessa Matthias figliuola di Roberto Bartinico, e consorte di Eustachio figliuolo dell’Ammirante Santoro di Matera risoluta di menare religiosamente il resto della sua vita, determinò rinchiudersi in questo Monistero. Quindi col consenso del suo consorte prese l’abito nel marzo del 1208, e spogliatasi di tutti i suoi  averi, d’essi ne investì il suo Monistero. Le Monache, a vista di tanta liberalità, volendole provare la loro riconoscenza, nello stesso dì del possesso, la crearono Abbadessa”. Federico II privò di tutti i beni il monastero, che ne rientrò in possesso all’arrivo di Carlo d’Angiò. Il complesso monastico delle Malve è utilizzato sino al 1283 quando, essendo aumentata la comunità religiosa, le monache si trasferiscono in una nuova struttura realizzata ai piedi della Civita, vicino la Porta Postergola. Dalla primitiva piccola Chiesa Trecentesca, il monastero venne ampliato sino ad occupare un’area urbana adiacente che si estendeva su tutto l’attuale piazzale. L’intervento di ristrutturazione comportò lo spostamento della porta Postergola all’estremità destra dell’attuale slargo, dove attualmente permane.
Nei secoli successivi il monastero ricevette molte donazioni, aumentando quel patrimonio iniziale creato dalla Baronessa Mattia ed eliminando definitivamente ogni timore di indigenza nella vita claustrale delle Monache di Sant’Agata e Santa Lucia. Nel 1797, a causa della persistente mortalità delle claustrali per le condizioni poco igieniche del sito dovute alle nocive esalazioni provenienti dal torrente Gravina, le monache si trasferiscono nella struttura conventuale di Sant’Agata e Santa Lucia in Piazza della Fontana, oggi destinata a sede della Scuola di Restauro.

Parte integrante del monastero benedettino di sant’Agata e santa Lucia, è un altro importante esempio di chiesa rupestre offerto dalla Città dei Sassi l’invito non può che essere quello di visitarla…
…mentre ci inoltriamo nei suoi spazi, spiamo attraverso le sue aperture ed ammiriamo gli affreschi in essa conservati, ascoltiamo la storia di una nobile materana che volle lasciare ad esso tutti i suoi beni e, sull’esempio della beata Badessa Eugenia che qui morì nel 1093, si fece suora benedettina: “Il Monistero di Monache Claustrali di sant’Agata e santa Lucia dell’Ordine di san Benedetto, porta al di là dell’870 i suoi principi. […] Questo Monistero non possedette molti beni. Le Monache erano nel bisogno di girare per la Città, e per fuora, onde provvedere alla loro indigenza. La loro Regola però era esattissima, per la quale riscuotevano giustamente la pubblica stima.
La Baronessa Matthias figliuola di Roberto Bartinico, e consorte di Eustachio figliuolo dell’Ammirante Santoro di Matera risoluta di menare religiosamente il resto della sua vita, determinò rinchiudersi in questo Monistero. Quindi col consenso del suo consorte prese l’abito nel marzo del 1208, e spogliatasi di tutti i suoi  averi, d’essi ne investì il suo Monistero. Le Monache, a vista di tanta liberalità, volendole provare la loro riconoscenza, nello stesso dì del possesso, la crearono Abbadessa”. Federico II privò di tutti i beni il monastero, che ne rientrò in possesso all’arrivo di Carlo d’Angiò. Il complesso monastico delle Malve è utilizzato sino al 1283 quando, essendo aumentata la comunità religiosa, le monache si trasferiscono in una nuova struttura realizzata ai piedi della Civita, vicino la Porta Postergola. Dalla primitiva piccola Chiesa Trecentesca, il monastero venne ampliato sino ad occupare un’area urbana adiacente che si estendeva su tutto l’attuale piazzale. L’intervento di ristrutturazione comportò lo spostamento della porta Postergola all’estremità destra dell’attuale slargo, dove attualmente permane.
Nei secoli successivi il monastero ricevette molte donazioni, aumentando quel patrimonio iniziale creato dalla Baronessa Mattia ed eliminando definitivamente ogni timore di indigenza nella vita claustrale delle Monache di Sant’Agata e Santa Lucia. Nel 1797, a causa della persistente mortalità delle claustrali per le condizioni poco igieniche del sito dovute alle nocive esalazioni provenienti dal torrente Gravina, le monache si trasferiscono nella struttura conventuale di Sant’Agata e Santa Lucia in Piazza della Fontana, oggi destinata a sede della Scuola di Restauro.

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