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IL SANTUARIO DELLA MADONNA DI PICCIANO di DON DONATO GIORDANOTESTIMONIANZA ABITANTE
IL SANTUARIO DELLA MADONNA DI PICCIANO
DON DONATO GIORDANO
"Rappresenta la sintesi storica di un lungo periodo che ha visto alternarsi monaci, cavalieri e pellegrini"
"Rappresenta la sintesi storica di un lungo periodo che ha visto alternarsi monaci, cavalieri e pellegrini"
Ci troviamo al Santuario della Madonna di Picciano, ai confini tra la Puglia e la Basilicata. Questo luogo costituisce una sintesi storica di un lungo periodo medioevale che nel tempo ha visto l’alternarsi di monaci, di cavalieri e di pellegrini. Fu probabilmente proprio con la presenza dei cavalieri di Malta che quella che era la iniziale devozione alla Madonna prese piede a livello popolare. Quindi ecco i cavalieri che diedero questo notevole impulso di modo che ecco il colle divenne anche lui luogo di pellegrinaggio. Attraverso l’antico portale entriamo nell’attuale aula della chiesa.
La fresco che probabilmente stava dietro l’antico altare rappresentava la scena dell’annunciazione dalla quale poi fu distaccato l’attuale quadro riproducente la Madonna Annunziata che troviamo sull’ancona dossale fatto costruire a metà 600 dal cavaliere Silvio Zurla. Un ruolo determinante nella storia del santuario di Picciano è quello che hanno avuto i pastori. Questi pastori che animavano la festa popolare ogni volta il 25 di marzo, quando al termine del loro periodo di transumanza, facevano la colletta per onorare con grandi festeggiamenti la Madonna di Picciano ed è proprio in questo ambito che è nata anche la cosiddetta leggenda di fondazione del santuario della Madonna di Picciano che vuole che proprio un pastore alla ricerca dei buoi che aveva perso li ritrovò ai piedi di una quercia sulla quale gli apparve la Vergine Santissima e gli diede l’incarico di costruire una degna dimora per la sua effigie. Venendo a Picciano ciò che immediatamente colpisce è il senso di quiete, la pace, la serenità, il contatto con la natura. È l’ambiente ideale per ritrovare se stessi, nel silenzio. Un silenzio che è interrotto quando ancora oggi si celebra la festa della Madonna. È uno spettacolo meraviglioso da assistere. L’invito che rivolgo a tutti è di venire e vedere.
Ci troviamo al Santuario della Madonna di Picciano, ai confini tra la Puglia e la Basilicata. Questo luogo costituisce una sintesi storica di un lungo periodo medioevale che nel tempo ha visto l’alternarsi di monaci, di cavalieri e di pellegrini. Fu probabilmente proprio con la presenza dei cavalieri di Malta che quella che era la iniziale devozione alla Madonna prese piede a livello popolare. Quindi ecco i cavalieri che diedero questo notevole impulso di modo che ecco il colle divenne anche lui luogo di pellegrinaggio. Attraverso l’antico portale entriamo nell’attuale aula della chiesa.
La fresco che probabilmente stava dietro l’antico altare rappresentava la scena dell’annunciazione dalla quale poi fu distaccato l’attuale quadro riproducente la Madonna Annunziata che troviamo sull’ancona dossale fatto costruire a metà 600 dal cavaliere Silvio Zurla. Un ruolo determinante nella storia del santuario di Picciano è quello che hanno avuto i pastori. Questi pastori che animavano la festa popolare ogni volta il 25 di marzo, quando al termine del loro periodo di transumanza, facevano la colletta per onorare con grandi festeggiamenti la Madonna di Picciano ed è proprio in questo ambito che è nata anche la cosiddetta leggenda di fondazione del santuario della Madonna di Picciano che vuole che proprio un pastore alla ricerca dei buoi che aveva perso li ritrovò ai piedi di una quercia sulla quale gli apparve la Vergine Santissima e gli diede l’incarico di costruire una degna dimora per la sua effigie. Venendo a Picciano ciò che immediatamente colpisce è il senso di quiete, la pace, la serenità, il contatto con la natura. È l’ambiente ideale per ritrovare se stessi, nel silenzio. Un silenzio che è interrotto quando ancora oggi si celebra la festa della Madonna. È uno spettacolo meraviglioso da assistere. L’invito che rivolgo a tutti è di venire e vedere.
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