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XXI SETTEMBRE
VITO SEBASTIANI

TESTIMONIANZA ABITANTE

XXI SETTEMBRE
VITO SEBASTIANI

"Cominciai a capire che Matera è una città importante. Il popolo materano si preparava clandestinamente alla rivolta per poter vivere liberi"

"Cominciai a capire che Matera è una città importante. Il popolo materano si preparava clandestinamente alla rivolta per poter vivere liberi"

Quando vidi il Sasso, così, rimasi sconcertato. Ma dove ci ha portato nostro padre? Ma perché? Perché vedevo in corsa, sei-sette bambini, con le mutandine soltanto, scalzi, che si rincorrevano urlando. Poi vediamo questi panni sdruciti distesi al sole, bianchi rattoppati in nero…
Ma dove ci ha portato? Poi queste case così non come Milano, perché Milano era Milano, qui, dove ci aveva portato nostro padre? Rimasi un po’ sconcertato, poi da allora ho cominciato a capire che Matera era una città importante. Qui i tedeschi già avevano portato con loro, il fatto di essere loro quelli che potevano fare tutto. Commettevano delle cose veramente brutali, cioè quelle di stuprare le donne nei casolari di campagna. Allora la verginità della donna era da dimostrarla anche nel momento del matrimonio. Quindi loro,  i tedeschi, rubavano
anche lungo le nostre strade ai giovani… A una donna, una volta io stavo passando giù per la piazza, quando vidi una donna, una piccola signora che si strappava i capelli e piangeva, disperata. Allora ci avvicinammo parecchi di noi, anch’io, e questo signora disse “E’ passato un tedesco e mi ha staccato la collana che era un ricordo di mio marito”.
I materani si preparavano, clandestinamente alla rivolta. Il popolo materano, proprio perché volevano liberarsi dai tedeschi e dare ciò che loro potevano dare, cioè una lotta disperata anche contro di quelli, ma vivere così liberi. Nella gioielleria di Cayona, si infilarno due dentro, lasciando la loro moto fuori, entrano dentro e volevano l’oro, allora incominciarono ad alzare il loro il mitra, avevano un due mitra. I nostri allora lo videro, così uno cacciò fuori la pistola, uno dei nostri, e sparò ai due tedeschi, uno morì dentro il negozio, e un altro uscì fuori, ma dopo pochi metri cadde anche lui a terra morto, ne fecero saltare la milza. Ne morirono anche persone che non avevano fatto niente, nè contro i tedeschi, avevano già messo lì dentro, li vedevano passare per poi metterli dentro. Uno che portava il latte a casa mia che fu preso e portato lì dentro mentre portava il latte, quando vide che stavano mettendo a terra quelle che dovevano scoppiare, si buttò dalla finestra, dalla parte destra della casa, e si salvò che gli altri morirono tutti, tranne uno che lo trovarono sotto una cosa, però riuscì a vivere. Uno solo, gli altri morirono tutti.

Quando vidi il Sasso, così, rimasi sconcertato. Ma dove ci ha portato nostro padre? Ma perché? Perché vedevo in corsa, sei-sette bambini, con le mutandine soltanto, scalzi, che si rincorrevano urlando. Poi vediamo questi panni sdruciti distesi al sole, bianchi rattoppati in nero…
Ma dove ci ha portato? Poi queste case così non come Milano, perché Milano era Milano, qui, dove ci aveva portato nostro padre? Rimasi un po’ sconcertato, poi da allora ho cominciato a capire che Matera era una città importante. Qui i tedeschi già avevano portato con loro, il fatto di essere loro quelli che potevano fare tutto. Commettevano delle cose veramente brutali, cioè quelle di stuprare le donne nei casolari di campagna. Allora la verginità della donna era da dimostrarla anche nel momento del matrimonio. Quindi loro,  i tedeschi, rubavano
anche lungo le nostre strade ai giovani… A una donna, una volta io stavo passando giù per la piazza, quando vidi una donna, una piccola signora che si strappava i capelli e piangeva, disperata. Allora ci avvicinammo parecchi di noi, anch’io, e questo signora disse “E’ passato un tedesco e mi ha staccato la collana che era un ricordo di mio marito”.
I materani si preparavano, clandestinamente alla rivolta. Il popolo materano, proprio perché volevano liberarsi dai tedeschi e dare ciò che loro potevano dare, cioè una lotta disperata anche contro di quelli, ma vivere così liberi. Nella gioielleria di Cayona, si infilarno due dentro, lasciando la loro moto fuori, entrano dentro e volevano l’oro, allora incominciarono ad alzare il loro il mitra, avevano un due mitra. I nostri allora lo videro, così uno cacciò fuori la pistola, uno dei nostri, e sparò ai due tedeschi, uno morì dentro il negozio, e un altro uscì fuori, ma dopo pochi metri cadde anche lui a terra morto, ne fecero saltare la milza. Ne morirono anche persone che non avevano fatto niente, nè contro i tedeschi, avevano già messo lì dentro, li vedevano passare per poi metterli dentro. Uno che portava il latte a casa mia che fu preso e portato lì dentro mentre portava il latte, quando vide che stavano mettendo a terra quelle che dovevano scoppiare, si buttò dalla finestra, dalla parte destra della casa, e si salvò che gli altri morirono tutti, tranne uno che lo trovarono sotto una cosa, però riuscì a vivere. Uno solo, gli altri morirono tutti.

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