PIAZZA VITTORIO VENETO

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Il Convento di san Domenico, il Monastero dell’Annunziata, la Chiesa di Mater Domini delimitano un ampio spazio ricco di strutture ipogee.

Il Convento di san Domenico, il Monastero dell’Annunziata, la Chiesa di Mater Domini delimitano un ampio spazio ricco di strutture ipogee.

Il Convento di san Domenico, il Monastero dell’Annunziata, la Chiesa di Mater Domini delimitano un ampio spazio ricco di strutture ipogee. 

Al di sotto della piazza si trovano le cisterne che hanno servito per secoli la città. L’acqua, il bene più prezioso da proteggere per una città come questa, proveniva in questo luogo dalla collina detta “del Castello” o “del Lapillo”, che veniva raccolta in una grande cisterna posta ai piedi dell’ex convento di Santa Lucia ed Agata, sia dalla collina di Macamarda.

Un passo della Cronologia della città di Matera scritta da Gianfranco De Blasiis nel 1635 ci illumina su queste caratteristiche strutture:
“In tutta la Città vi è il masso della pietra detta tufo, atta a cavarci pozzi o conserve d’acqua, conserve di grani, di formaggio e cacio, di vino, quali conserve sono di tale perfettione in questa Città che non hanno pari, et in particolare de’ vini, volendo inferire che sono tanto freddi i vini per l’eccellenza delle cantine o cellari, che al tempo della canicola, non vi è di bisogno di neve, come già è vero. Delle conserve di grani e lor perfettione, basta di dire che ne si conserva sin’ a diece, dodeci e quindeci anni, come se stesse in una cassa”.

Il Convento di san Domenico, il Monastero dell’Annunziata, la Chiesa di Mater Domini delimitano un ampio spazio ricco di strutture ipogee. 

Al di sotto della piazza si trovano le cisterne che hanno servito per secoli la città. L’acqua, il bene più prezioso da proteggere per una città come questa, proveniva in questo luogo dalla collina detta “del Castello” o “del Lapillo”, che veniva raccolta in una grande cisterna posta ai piedi dell’ex convento di Santa Lucia ed Agata, sia dalla collina di Macamarda.

Un passo della Cronologia della città di Matera scritta da Gianfranco De Blasiis nel 1635 ci illumina su queste caratteristiche strutture:
“In tutta la Città vi è il masso della pietra detta tufo, atta a cavarci pozzi o conserve d’acqua, conserve di grani, di formaggio e cacio, di vino, quali conserve sono di tale perfettione in questa Città che non hanno pari, et in particolare de’ vini, volendo inferire che sono tanto freddi i vini per l’eccellenza delle cantine o cellari, che al tempo della canicola, non vi è di bisogno di neve, come già è vero. Delle conserve di grani e lor perfettione, basta di dire che ne si conserva sin’ a diece, dodeci e quindeci anni, come se stesse in una cassa”.

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